Racconta una storia che trasforma
Come sviluppare un momento speciale in una storia memorabile
Esattamente due anni fa, ho avuto una delle crisi professionali più importanti della mia carriera.
Era già da molti anni che avevo deciso di dedicarmi alla formazione.
In questo settore il mio primo successo era il PowerPitch, il mio workshop sulla comunicazione dal vivo.
E in un secondo momento, insieme al mio socio Francesco, accanto a questa offerta avevo iniziato a costruire progetti sempre più grandi per le corporate.
Si trattava di progetti che combinavano formazione, team building, ospiti speciali, giochi, laboratori.
Ogni volta avevamo 200 manager per due giorni e facevamo vivere loro delle esperienze interessanti.
Curare la direzione artistica di questo tipo di eventi mi piaceva molto perché mi lasciava un sacco di spazio creativo e gestionale.
E tempo libero.
E fatturato.
Insomma fra il 2018 e il 2020 stavo vivendo il sogno.
Poi nel 2020 è arrivato il Covid e i nostri eventi formativi sono stati fra le prime cose ad essere eliminate.
Mi ricordo ancora il giorno in cui il cliente ci dice che per quell’anno il budget della formazione era stato portato a zero.
Così, da un giorno all’altro.
Insieme a Francesco abbiamo disegnato progetti più piccoli per clienti diversi ma con il tempo facevamo sempre più fatica a trovare gli ingaggi giusti e il nostro cliente più importante dopo un anno di limbo ci ha sostituiti.
Abbiamo vissuto fra il 2020 e il 2022 facendo esperimenti su diversi canali di marketing, senza trovare la formula giusta per farci conoscere fuori dal nostro network esistente.
A marzo 2022, Francesco con una telefonata mi dice che smetteremo di lavorare insieme perché ha inziato a lavorare come consulente in un’agenzia.
Era la terza volta in sei anni che un mio socio mi abbandonava per andare a fare altro.
È così che mi ritrovo solo, a 42 anni, nel bel mezzo della mia crisi di mezza età, senza sapere più cosa fare della mia carriera e senza una direzione precisa su dove andare.
Più mi guardavo intorno e più vedevo i miei amici e i colleghi di un tempo già ben sistemati, con una posizione lavorativa che dall’esterno mi sembrava inattaccabile.
Io invece fino a quel momento avevo fatto mille cose - progetti anche bellissimi - ma ero molto confuso su quale fosse la mia professione e soprattutto cosa volevo.
Ho vissuto 6 mesi pesanti.
Sono tornato dalla mia psicoterapeuta.
Ho speso in formazione personale cifre che non avevo mai considerato di spendere (fino a quel momento).
Mi ricordo ancora un acquisto d’impulso per un retreat di facilitazione da 4.500€. Comprato così, come se fosse una barretta di cioccolato alla cassa del supermercato.
Mi sono preso una business coach.
Ho ricominciato a tenere un diario in cui cercavo di ordinare i miei pensieri ogni giorno.
Ho ricostruito da zero il mio portfolio. Le mie esperienze passate viste una accanto all’altra erano potenti. Ma avevo il dubbio di essere l’unico a vederci un filo conduttore che le univa.
È stato in quel momento in cui ho persino accarezzato l’idea di andare a lavorare come dipendente in azienda. Ho fatto anche un paio di colloqui in questo senso. Per fortuna però mi sono preso l’estate per rifletterci sopra.
Mi svegliavo quasi ogni notte fra le 3 e le 4 del mattino a guardare il soffitto sopra di me, con mille pensieri che mi frullavano nella testa. Senza più riuscire ad addormentarmi.
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Un’altra pratica che mi aiutava era confrontarmi con le persone significative della mia vita.
La mia compagna, amici, colleghi, mentori.
Un pomeriggio avevo una di queste chiaccherate con Matteo, un mio amico e collega che sta a Berlino. Facciamo la nostra chiamata di aggiornamento, mentre mi faccio una passeggiata nel parco.
Questo mi dice:
“Perché metti così in discussione quello che già sei?
Tu insegni a comunicare.
Ok guardarti in giro e pensare di crescere e migliorarti.
Ok investire in nuova formazione su te stesso.
Ma perché non ripartire da chi sei già?
Già perché, no?
Il PowerPitch, il workshop che ha dato il nome anche alla newsletter che stai leggendo, negli ultimi 10 anni mi aveva dato da mangiare e fatto stare bene.
È davvero potente e le persone escono entusiaste dalle due giornate con me ma…avevo finito per darlo per scontato.
Cosa potrebbe succedere se non lo dessi per scontato?
Questa è stata la domanda che ha cominciato a risuonarmi in testa.
Fino a quel momento aveva funzionato ed era stato richiesto senza nessun mio intervento.
E se provassi a dargli amore e aiutarlo a crescere?
Se invece di pensare di fare tutt’altro - o addirittura farmi assumere - ripartissi da quelle che sono già i miei punti di forza?
Così ho fatto.
Così ho ricominciato a studiare i MIEI temi che davo per scontati.
Un trucco per rimanere fedele a questa decisione è stata aprire questa newsletter che stai leggendo e prendermi l’impegno con qualcun altro - tu! - a fornirti qualcosa di nuovo e possibilmente interessante sulla comunicazione ogni settimana.
Questo mi ha dato ritmo e disciplina e fatto ritrovare interesse in una materia che mi sembrava ormai di conoscere.
Ho iniziato a raccontare quello che facevo anche su Linkedin.
Il risultato è stato un 2023 che è stato un ottimo anno per me.
E un 2024 che ad oggi, potrebbe essere il mio anno dei record.
E soprattutto ora sono felice di fare quello che faccio, so perché lo sto facendo e sento un’energia positiva che diffondo sulle persone che mi circondano.
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Ma tutto è partito da una domanda:
cosa potrebbe succedere se non lo dessi per scontato?
A volte pensiamo di avere bisogno di cose lontanissime e complicatissime, senza accorgerci che invece la risposta è accanto a noi.
Può trattarsi di una abilità, di una persona, di una relazione o di un’emozione.
Stiamo cercando qualcosa molto molto lontano quando in realtà è vicinissimo, abbiamo solo perso la capacità di vederlo. Proprio perché ce l’avevamo sotto il naso.
A te è mai capitato?
Capitato di cercare qualcosa di molto lontano quando invece la risposta era molto vicina.
In questi casi prova a domandarti:
“cosa potrebbe succedere se non lo dessi per scontato?”
Come costruire una storia così
Ti sei ritrovato in questa mia storia?
Sono riuscito a farti immedesimare nel mio periodo buio?
Sei riuscita a vedere qualcuna delle scene che ti ho raccontato?
Magari quella in cui mi svegliavo di notte e guardavo il soffitto bianco sopra di me.
Magari ti è venuta anche in mente qualche situazione in cui anche tu stavi cercando qualcosa che pensavi fosse lontano ed invece era molto più vicino?
Se hai risposto in modo positivo almeno ad alcune di queste domande, significa che sono riuscito a comunicare un messaggio semplice, fartelo comprendere e aiutarti a trasferirlo sulla tua esperienza personale.
Non male, no?
Ma come ho fatto?
Ho comunicato un’idea molto semplice con il potere di una storia.
E questo serve tutte le volte che dobbiamo fare un intervento e desideriamo che un messaggio semplice e importante arrivi con tutta la sua forza.
I 9 passaggi dello Story Theater
Nelle mie ricerche sulle applicazioni pratiche dello storytelling, un maestro fuori dal comune è Doug Stevenson.
Il suo metodo Story Theater ti guida a fare esattamente questo: trovare l’episodio giusto per contenere la tua idea e poi strutturarlo in una storia che guida l’ascoltatore a recepire il messaggio e a farlo proprio.
Oggi ti racconto la formula di Doug, quella che anch’io ho utilizzato per costruire la storia che hai appena letto.
La ricetta è fatta di 9 passaggi fondamentali.
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1. La scena iniziale
Quando e dove siamo?
Si tratta di dare gli elementi essenziali perché qualcuno possa orientarsi ed iniziare ad immaginare la storia.
Nella mia storia: era più importante il quando del dove e mi sono concentrato su quello. Partivo dicendoti che tutto è successo esattamente due anni fa.
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2. Presenti i personaggi
Doug dice che le storie sono il teatro della mente, mi piace molto questa definizione.
Per questo è importante dare qualche elemento caratteristico ai personaggi della storia, in modo che chi ascolta possa vederli anche lui.
La mia storia avveniva soprattutto dentro di me, per questo i personaggi non sono molto caratterizzati.
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3. Comincia il viaggio
Qualcosa mette in moto l’azione e conduce alla scena successiva, dove si presentano i problemi. Cosa stavi cercando di fare?
Nella mia storia questo corrisponde al passaggio dove ti racconto di cosa mi occupavo prima del 2020.
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4. Incontri l’ostacolo
Nella storia del titanic, l’ostacolo è l’iceberg.
Qualcosa va storto, c’è una sorpresa inaspettata.
Che succede?
Nella mia storia: arriva il Covid e perdo il mio cliente più importante.
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5. Superi l’ostacolo
Le cose che provi a fare, i fallimenti e quello che finalmente funziona.
Una lezione emerge da questo punto.
Spesso la lezione arriva da qualcun altro, non dal protagonista.
Nella mia storia: il mio amico Matteo mi propone di ripartire da quello che sono già ed emerge la domanda: “cosa potrebbe succedere se non lo dessi per scontato?”
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6. Risolvi la storia
Se tutto finisse qui le persone ti chiederebbero “e quindi poi com’è andata?”.
Racconta come va a finire.
Nella mia storia: concludevo dicendo che ora sono felice di fare quello che faccio e sono più consapevole di chi sono.
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7. Estrai il messaggio
Il messaggio deve essere uno solo. Magari puoi usare la stessa storia per far emergere un altro messaggio. Ma ogni volta ci deve essere un solo messaggio che si manifesta nella forma di una frase che risuona.
Una frase che ripeti diverse volte perché rimanga attaccata nella mente di chi hai davanti.
Nella mia storia:
Ma tutto è partito da una domanda:
cosa potrebbe succedere se non lo dessi per scontato?
A volte pensiamo di avere bisogno di cose lontanissime e complicatissime, senza accorgerci che invece la risposta è accanto a noi.
Può trattarsi di una abilità, di una persona, di una relazione o di un’emozione.
Stiamo cercando qualcosa molto molto lontano quando in realtà è vicinissimo, abbiamo solo perso la capacità di vederlo. Proprio perché ce l’avevamo sotto il naso.
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8. Domanda personale
A questo punto ti rivolgi direttamente a chi ti sta ascoltando (o leggendo) assicurandoti che faccia il passaggio dalla storia raccontata al suo vissuto personale.
L’obiettivo finale della storia è che il messaggio si trasferisca al tuo interlocutore e diventi SUO.
Nella mia storia chiedevo “A te è mai capitato qualcosa di simile? Di cercare qualcosa di molto lontano quando invece la risposta era molto vicina?”
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9. Lanci una sfida
Questo è il momento per lanciare una sfida e concludere con una chiamata all’azione in cui ripeti ancora una volta la frase che risuona (la ripetizione aiuta la memoria).
Nella mia storia concludevo proponendo: “la prossima volta che ti senti di cercare qualcosa di difficile e molto lontano, provare a guardare più vicino e domandarti: “cosa potrebbe succedere se non lo dessi per scontato?”
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Una cosa interessante è che la storia vera e propria si dipana nei primi 6 passaggi, gli ultimi 3 invece siamo già fuori dalla storia e servono per prendere per mano chi abbiamo davanti ed aiutarlo a dare un senso a quanto ha appena sentito e a farlo proprio applicandolo sul proprio vissuto personale 👇
IL NOSTRO PATTO
Ogni settimana dedico ore a pensare cosa potrei condividere con te, in modo da darti più valore possibile.
E' una fatica ma mi dà anche tanta soddisfazione.
Potrei stancarmi e mollare ma l’unica cosa che non mi farà stufare di scrivere è se mi accorgo di essere utile ad un numero abbastanza grande di persone.
Se ti piace quello scrivo, se trovi utili le tecniche e i principi che ti racconto, questo è quello che puoi fare per motivarmi a continuare (in ordine di preferenza):
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Allora facciamo un patto: io dedico ore per costruire questi contenuti gratuiti come questo e quello che ti chiedo in cambio è di spargere la voce. Ok?
Il succo di oggi
La prossima volta che devi trasmettere un singolo messaggio importante e vuoi che arrivi con tutta la sua forza, scegli una storia adatta per contenerlo e costruiscila seguendo i 9 passaggi dello Story Theater:
Dove e quando
Presenti i personaggi
Il viaggio comincia
Incontri l’ostacolo
Superi l’ostacolo
Risolvi la storia
Estrai il messaggio
Domanda personale
Lanci una sfida
In questo modo:
🔊sfrutti la potenza della storia per farti ascoltare
❤️ il messaggio non solo viene capito da chi ascolta, viene vissuto
🧲 la frase che risuona rimane incollata a chi ti ascolta e dietro si porterà il messaggio, la storia che lo conteneva e, in definitiva, la tua persona, che verrà ricordata a lungo
Ok per oggi è tutto, se questa puntata su come costruire una storia su un singolo messaggio ti è piaciuta, scrivimi.
Dammi un segnale che ci sei 🙂, mi fa sentire meno solo a scriverti tutte le settimane e soprattutto più utile.
E magari mi puoi raccontare se anche a te è capitato di trovare un nuovo inizio smettendo di dare per scontato qualcosa che avevi proprio sotto il naso.
Noi ci sentiamo settimana prossima, ciao!
Augusto
🫡 Se questa newsletter ti piace girala a un paio di amic* a cui pensi potrebbe interessare. Per me è un grande sostegno e a te non costa nulla.
Chi sono?
Mi chiamo Augusto Pirovano e sono un esperto di business storytelling e presentation design: aiuto professionisti e chi fa startup a raccontare in modo chiaro e convincente le loro idee e i loro progetti.
Ho lavorato con il gruppo UniCredit, Luxottica, eBay, ING, Trenord, Agos e tanti altri.
Questo è il mio sito. Mi trovi anche su Linkedin.
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Puoi leggere l’archivio delle puntate precedenti di PowerPitch cliccando qui.
Ciao Augusto, sai che ho comprato un quaderno dove appunto le cose che imparo dalla tua newsletter? È un quaderno dedicato a PowerPitch e lo tengo sulla mia scrivania :)