Oltre le regole del public speaking
Le due dimensioni da bilanciare quando parli in pubblico
Oggi mentre ti scrivo per me è la vigilia di un giorno speciale.
Domani vado a fare trekking con un amico e saliamo in Val Codera.
È la prima volta che provo ad organizzare una cosa simile negli ultimi 5 anni, da quando è nata mia figlia.
E’ una cosa piccola, una sola giornata, ma è importante per me perché mi sono reso conto che in effetti da quando c’è Olivia, mi sono concesso davvero pochi momenti personali.
Nei primi due anni di vita della pargola è comprensibile, io e la mia compagna eravamo in modalità sopravvivenza.
Poi invece sarebbe stato possibile. Non è che qualcuno mi avesse detto “non puoi fare questa cosa”.
È che non ho nemmeno ascoltato quello che volevo fare. E certe cose sembravano in un ambito molto lontano e quasi impossibile.
Invece in questi giorni ho proprio sentito il bisogno di prendermi cura dei miei desideri, e dedicare tempo a quello che mi fa stare bene.
E così domani invece di andare al mercato, o in biblioteca a cercare libri per l’infanzia, o a pranzo dai suoceri…sarò qui, in uno dei miei posti preferiti con uno dei miei migliori amici:
Quanto è un casino parlare in pubblico
Perché ti sto raccontando questo?
Perché da poco ho scoperto quanto prendersi cura dei propri bisogni abbia a che fare con l’essere dei buoni comunicatori di fronte ad un pubblico.
Quando si tratta di parlare in pubblico ci sono davvero tanti aspetti che ci raccomandano di tenere sotto controllo:
✅ avere una postura corretta
✅ evitare di camminare o dondolare inutilmente
✅ avere una gestualità efficace
✅ ricordarsi di guardare tutto il pubblico
✅ assicurarci che la nostra voce sia abbastanza alta da essere ascoltata
e la lista potrebbe continuare ancora e ancora.
Tutti contemporaneamente e, ovviamente, preservando la propria autenticità…facile, no? 🙄
Eppure - in effetti - da questi aspetti passa tantissimo della nostra credibilità e della nostra autorevolezza quando parliamo.
Le persone potrebbero pensare “non mi ha convinto” non tanto per come abbiamo costruito la nostra argomentazione razionale, ma perché qualcosa del nostro corpo o del nostro abbigliamento non era in sintonia con quello che stavamo dicendo.
Un bel casino.
Non sono un esperto di public speaking
Per questo finora non mi sono mai considerato un esperto di public speaking.
Nonostante i tanti corsi che ho frequentato e le centinaia di volte che mi è capitato di parlare e presentare di fronte a pubblici anche grandi e importanti.
Nonostante i bei risultati che mi sono portato a casa in molte di queste occasioni.
Me la so cavare bene davanti ad un pubblico ma non penso di avere la tecnica necessaria per considerarmi un maestro.
Tanto che tutte le volte che i miei clienti mi hanno chiesto nei miei percorsi formativi un approfondimento sul public speaking la mia scelta è stata quella di invitare dei colleghi, più bravi ed esperti di me.
Ho sempre pensato che per essere un ottimo oratore, sia necessario marcare tutte quelle caselline ( ✅ sguardo, ✅ postura…), possibilmente evitando di fare errori come mettere le mani in tasca, o fare passi inutili in giro, o addirittura - oddio - incrociare le braccia anche solo per un istante!
Finora.
…o forse sì
Nello scorso mese però mi è capitato di frequentare i corsi di public speaking di alcuni miei colleghi che ho invitato nelle mie classi e che mi hanno fatto cambiare idea.
Uno di questi è Francesco Tomba, che qualche mese fa ha partecipato ad un corso su quella che viene chiamata Art of Hosting.
Lì ha imparato una distinzione che ho trovato illuminante.
Eccola.
Quando stiamo comunicando, se ci impegniamo a farlo bene, stiamo facendo hosting others, ci stiamo prendendo cura degli altri.
Siamo rivolti verso chi abbiamo davanti e le nostre attenzioni sono indirizzate a fare tutto quello che può aiutarli a sentirsi a proprio agio, considerati, ascoltati e importanti.
Quindi sì: ✅ una postura aperta, ✅ il contatto visivo, ✅ il sorriso, ✅ l’attenzione a non muoverci inutilmente.
Tutte le famose ✅ caselline del public speaking.
Ma attenzione proprio come nella vita da genitore, focalizzarsi SOLO su ciò che è ottimale per gli altri, alla lunga può finire per svuotarci e se ci svuotiamo non saremo più dei buoni host.
L’altro lato della medaglia è l’hosting self: prestare attenzione anche a come ci stiamo sentendo, capire se la tensione o il disagio di stare al centro della scena ci stanno avvicinando ad una soglia critica e, nel caso, mettere in campo le nostre strategie per recuperare energia.
Modi per recuperare energia e far scendere l’ansia potrebbero essere:
❌ distogliere lo sguardo dal pubblico per ritrovare la nostra concentrazione
❌ mettere le mani in tasca
❌ smettere di forzarci a stare fermi con le gambe
❌ insomma tutte le cose che moriremmo dalla voglia di fare…ma che sappiamo non dovremmo fare.
Il giusto che ci basta per ritrovare il nostro equilibrio e per poi ricominciare a prenderci cura di chi abbiamo davanti.
In un equilibrio dinamico in cui cerchiamo di bilanciare attenzione verso gli altri e verso ciò che succede dentro di noi.
LA MIA RICHIESTA PER TE
Se ti piace PowerPitch e ogni settimana impari qualcosa di nuovo, non sarebbe bello che anche dentro la tua organizzazione le persone imparassero a comunicare meglio?
Ecco la mia richiesta: gira questa newsletter a chi dentro alla tua azienda si occupa di formazione e proponigli di organizzare un workshop con me.
Potresti essere complice di una bella trasformazione 👇
Il succo di oggi
Se ti capita spesso di parlare in pubblico, forse hai già sentito quelle che dovrebbero essere le ✅ regole del public speaking.
È giusto conoscerle perché possono fare la differenza.
Ma c’è un altro lato della medaglia: si tratta di prestare attenzione anche a come ti senti e, invece di forzarti a seguire in ogni istante le regole come un automa, essere più benevolente con te stesso e mettere in campo le tue strategie per recuperare energia e centratura.
Questo ti permette di:
🧘♂️ abbassare l’ansia prima di cominciare perché abbassi l’asticella della prestazione che ti proponi di fare
🔄 avere un metodo per ritrovare il tuo centro quando senti che il disagio di stare al centro della scena è troppo forte
🏅 avere un nuovo metro più benevolo per misurarti quando parli in pubblico: forse sei meglio di come ti immagini!
Un ottimo oratore non è chi riesce sempre a marcare tutte le ✅ caselline ma chi riesce a tenere in equilibrio attenzione verso l’esterno e quella rivolta verso l’interno.
—
Ok, oggi mi sono spinto su un tema un po’ diverso dai miei soliti, più legati ai contenuti delle cose da dire. L’hai trovato utile?
Scrivimi così posso orientarmi meglio per le uscite delle prossime settimane.
Io intanto vado a preparare lo zaino, ciao!
🫡 Se questa newsletter ti piace girala a un paio di amic* a cui pensi potrebbe piacere. Per me è un grande sostegno e a te non costa nulla.
Chi sono?
Mi chiamo Augusto Pirovano e sono un esperto di business storytelling e presentation design: aiuto professionisti e startupper a raccontare in modo chiaro e convincente le loro idee e i loro progetti.
Ho lavorato con UniCredit, Luxottica, eBay, ING, Trenord, Agos e tanti altri.
Questo è il mio sito. Mi trovi anche su Linkedin.
Se ti interessa organizzare un workshop in cui insegno questi temi nella tua azienda, scrivimi:
Puoi leggere l’archivio delle puntate precedenti di PowerPitch cliccando qui.