Il tuo superpotere quando comunichi
Il mantra per ritrovare il tuo centro ed uscire con autenticità
In questi giorni c’è un tema su cui io e la mia compagna ci stiamo confrontando, rispetto a nostra figlia Olivia di 6 anni.
Nelle ultime settimane mi sono accorto che al mattino Olivia continuava a rimandare il momento di vestirsi.
Sembrava esserci un problema soprattutto sulla scelta dei vestiti per la giornata.
Ho cercato di osservare meglio quella situazione e ho notato che capitava abbastanza spesso che i vestiti che Olivia selezionava venissero giudicati sbagliati.
Il maglione era estivo.
Oppure il vestito scelto sembrava scomodo per le attività della giornata.
L’abbigliamento di nostra figlia è un ambito che non è mai stato molto di mia competenza.
Ma vedevo che Olivia sembrava vivere un conflitto interiore fra quello che desiderava mettersi e quello che pensava fosse la decisione corretta per noi.
Alcuni giorni era proprio bloccata e anche quando io la incoraggiavo a scegliere lei non riusciva a decidersi.
Per qualche giorno le ho proposto un gioco.
La bendavo e lasciavamo che fosse la sua mano a decidere.
E per qualche giorno ha funzionato.
Ma è chiaro che non poteva essere una soluzione duratura.
Il dubbio che avevo in mente era questo: come può nostra figlia imparare a scegliere se non le permettiamo di sbagliare?
Così io e Anna ci abbiamo riflettuto e abbiamo condiviso il principio che per noi è più importante che Olivia impari ad ascoltare quello che sente dentro rispetto all’obbedienza ai consigli esterni. Persino quelli dei genitori.
È con noi che imparerà ad avere fiducia nel suo istinto.
E deve avere qualche campo in cui possa misurarsi e sperimentare. Anche con il rischio di sbagliare.
Ad esempio l’abbigliamento.
Da qui è nata una nuova regola: Olivia si impegna a scegliere i propri vestiti come prima cosa della giornata, noi ci impegniamo a non criticare, qualunque sia la scelta fatta.
Alla peggio sentirà freddo un giorno, e la volta successiva si ricorderà quella sensazione e opterà per qualcosa di più caldo.
Sono arrivato quasi dire: bene se Olivia avrà freddo oggi.
La sua vocina interna domani le parlerà più forte e sarà meno difficile per lei sentirla.
La paura del giudizio non si ferma all’infanzia
Anche a me quando devo comunicare - che sia dal vivo o quando pubblico un contenuto - capita di sentirmi nervoso o di avere paura.
La mia fiducia in chi sono e nelle cose che ho da dire viene messa in discussione, perché so che verrò giudicato.
In questa situazione ci sono due parti di me in conflitto.
💪 Una che vuole essere vista e ascoltata, è fiduciosa e coraggiosa
😨 L’altra, più nascosta, che è insicura e preoccupata di come verrà ricevuta. Fa emergere i dubbi sommersi su quanto effettivamente valgo.
Ci possono essere due esiti in questo confronto.
🌞 Può vincere la parte che ti permette di esporti.
🙈 Oppure puoi scegliere di nasconderti, e annacquare quello che hai da dire.
Giocare sul sicuro. Metterti il vestito che pensi non attirerà le critiche. Anche se non sarebbe quello che davvero vorresti.
Il tuo superpotere
Quando comunichi è garantito che non piacerai a qualcuno o darai fastidio a qualcun altro se prendi una posizione su qualcosa.
A allora?
Non sei qui sulla terra per piacere a tutti.
Non puoi essere apprezzato per quello che fai se ti preoccupi di piacere.
Se giochi al ribasso, se giochi sul terreno più sicuro, se ti nascondi, perdi tu e perde il tuo pubblico.
Per ogni persona che non è d’accordo con te ce ne sono 10 che amano la storia che racconti.
Ma non succederà se non prendi posizione.
A volte pensiamo che sia pericoloso mostrarci per quelli che siamo ma è molto più pericoloso giocare al ribasso, scegliendo di indossare quello che ci nasconde nella media di tutti gli altri.
Andare sul sicuro è molto pericoloso
Pensaci.
Non puoi essere visto…senza essere visto.
La tua DIFFERENZA è il tuo superpotere: è ok non piacere a tutti, non è un segno che c’è qualcosa di sbagliato.
-
Certo, ci sono le situazioni in cui hai la sensazione che niente di quello che dici funziona.
Le stesse cose e le stesse storie che entusiasmavano il giorno prima, il giorno dopo sembrano passare attraverso le persone.
L’unico modo che ho trovato in questi casi è smettere di concentrarmi sulle persone che ho davanti e su ciò che penseranno.
E centrarmi invece su di me e su quello che ho da dire.
Ricordarmi che i miei contenuti - almeno per me - sono potenti.
Se alle persone piaccio, bene.
Se ad alcuni non piaccio, va bene uguale.
Perché sono diverso e la mia differenza è il mio superpotere.
Non sono per tutti e neanche tu.
in questi casi mi dico:
Non tirartela.
Non abbassarti.
Questo è quello che so.
Andiamo.
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Non tirartela.
Non abbassarti.
Questo è quello che so.
Andiamo.
IL NOSTRO PATTO
Ogni settimana dedico ore a pensare cosa potrei condividere con te, in modo da darti più valore possibile.
E' una fatica ma mi dà anche tanta soddisfazione.
Potrei stancarmi e mollare ma l’unica cosa che non mi farà stufare di scrivere è se mi accorgo di essere utile ad un numero abbastanza grande di persone.
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Non sempre ricevi il feedback che pensi di meritarti
Questa settimana ho avuto un bel promemoria che non si può piacere a tutti.
Mercoledì mi è capitato di portare il PowerPitch - il mio workshop sulla comunicazione - ai ragazzi del primo anno di una business school.
Diciannovenni, discretamente benestanti e un po’ annoiati.
Volevo far vivere loro la migliore sessione in aula della loro vita.
Ero convinto che in confronto alle lezioni a cui mediamente assistono la mia sarebbe stata epica.
Non sono sicuro di esserci riuscito.
Certamente ho fatto tanta tanta fatica.
Ci sono stati ragazzi che sono arrivati un’ora e mezza dopo l’orario di inizio.
Uno che dopo pranzo si è steso sul banco e per mezz’ora ha dormito.
Altri che se ne sono andati a scaglioni di 10 minuti nelle ultime due ore.
Altri che in alcuni momenti si facevano tranquillamente i fatti propri con il cellulare.
In alcuni momenti ero in dubbio se non mi dovessi proprio fermare e fare un cazziatone. Ma era la prima volta in questa scuola e volevo prendere le misure prima.
In ogni caso, ogni volta che succedeva una di queste cose era un colpo alla mia autostima e alla fiducia nella mia capacità di coinvolgerli.
C’erano comunque ragazzi (e soprattutto ragazze) che invece mi seguivano con interesse e sono stati con me fino alla fine. E sono rimasti contenti.
Ma nel complesso è stato un bell’esercizio per rimanere collegato e centrato per 8 ore.
Era un segno che io non valgo?
Era un segno che i miei contenuti non valgono?
Non credo.
Ma ho dovuto ricordarmi attivamente che il mio valore non dipende dalla reazione di chi mi sta davanti.
Il succo di oggi
👥 Quando comunichi è garantito che non piacerai a tutti e va bene così.
⛔ Allo stesso tempo non piacerai a nessuno se per paura del giudizio ti nascondi annacquando quello che hai da dire.
🦸 Il tuo superpotere è la tua diversità, diversità in quello che hai da dire, diversità in come lo esprimi.
🧘♂️ Quando è il momento della verità, il modo per non entrare nel loop della paura del giudizio altrui è smettere di pensare agli altri e centrarti su chi sei tu e sul valore di quello che hai da dire.
—
E tu?
Per cosa sei divers@ dagli altri?
Cosa hai da dire di diverso?
Il tuo successo come comunicatore sta nella tua unicità.
Cerco di ricordarmelo sempre anch’io.
Io che ora sono qui.
E come ogni venerdì sto per premere il pulsante per mandarti questa lettera.
E come sempre prima di schiacciare mi domando se ho scritto cavolate.
Banalità.
E se penseranno che sono ______ .
Allora penso:
Non tirartela.
Non abbassarti.
Questo è quello che so.
Andiamo.
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Chi sono?
Mi chiamo Augusto Pirovano e sono un esperto di business storytelling e presentation design: aiuto professionisti e startupper a raccontare in modo chiaro e convincente le loro idee e i loro progetti.
Ho lavorato con UniCredit, Luxottica, eBay, ING, Trenord, Agos e tanti altri.
Questo è il mio sito. Mi trovi anche su Linkedin.
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